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Sottopesare gli USA?

Se investi utilizzando un indice azionario mondiale pesato per capitalizzazione, è facile che ti sia posto almeno una volta la domanda:

È arrivato il momento di ridurre il peso degli Stati Uniti in portafoglio?

Il peso degli USA nell’MSCI World è oggi di circa il 70%; nel FTSE All Country World circa il 60%. Il mercato USA è caro. Lo Shiller P/E dell’S&P 500 è oggi di 38,54 (era arrivato a 44 prima della bolla dot-com).

Ho ascoltato e letto quanti più pareri possibili sulla questione.
Come potrete immaginare, le conclusioni a cui si arriva sono diverse. Non esiste una strada oggettivamente giusta. Come fate, fate bene. O fate male, se guardate il bicchiere mezzo vuoto.

Gli approcci proposti sono:

  • Sottopesare gli Stati Uniti, investendo parallelamente in un indice ex USA.
    L’ETF più grosso che conosco è Xtrackers MSCI World ex USA UCITS, ticker EXUS. La posizione principale è il Giappone, con il 20%.
  • Sottopesare gli Stati Uniti, ma diversificando con strategie differenti da quella geografica. Ad esempio puntando su settoriali meno cari (come Consumer Staples) o fattoriali meno cari (come il Value)
  • Sottopesare le azioni, dando maggior peso alle obbligazioni (o ad altre asset class se ne avete in portafoglio)
  • Utilizzare un portafoglio equally weighted anziché il CAPM.
    Credo che l’unico ETF equally weighted presente su Borsa Italiana al momento sia Invesco MSCI World Equal Weight UCITS, ticker MWEQ. Qui gli USA occupano il 38,4%.
  • Ignorare le condizioni di mercato e proseguire senza fare modifiche al portafoglio

Io per il momento ho scelto di proseguire senza intervenire. Facendo un PAC mi sento abbastanza fiducioso di poter mediare il rischio nel tempo.
Se oggi mi trovassi ad investire un’importante somma, qualche ragionamento lo farei. Probabilmente ridurrei il rischio pesando maggiormente le altre asset class.

La scelta di non fare niente rimane comunque la più coerente con la premessa iniziale del mio portafoglio. Ridurre gli USA mi sembra una reazione istintiva alle quotazioni odierne. Una mossa attiva, che implicitamente afferma che io sia più furbo degli altri sul mercato. Una considerazione non in linea con la realtà.

Inoltre, di quanto dovrei ridurre gli USA? Del 10%? Del 20%? Del 30%?
Anche questo parametro sarebbe tarato sul mio sentimento personale. Una contromossa confusionaria, oltre che presuntuosa.

Mi affido all’efficienza del mercato. È possibile che abbia ragione chi oggi si tutela riducendo la quota di USA in portafoglio, ma io preferisco rischiare di sbagliare agendo nel modo che reputo più razionale.

Questa è la mia conclusione personale, ad oggi. Domani potrei cambiare idea, e cedere anch’io alla tentazione di fare qualche ritocco attivo.
Se anche voi avete dubbi su quale sia l’approccio migliore, continuate a valutare tutte le opzioni disponibili sia dal punto di vista dei numeri che da quello della serenità psicologica.


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